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Testud: "Dalle donne la spinta in più per la promozione del paddle in Italia"

Per la campionessa francese il movimento femminile deve ancora crescere in numero e qualità. Ma da loro, come in Spagna, possono arrivare risposte importanti per la diffusione di questo sport

“Non è più un segreto: il paddle in Italia sta crescendo a ritmi vertiginosi e in questo fiorire di campi e giocatori il movimento femminile sta giocando un ruolo sicuramente importante”. A parlare è una radiosa Sandrine Testud che ci accoglie, da gentile padrona di casa, al Tennis Club Parioli, uno dei circoli più antichi e prestigiosi di Roma situato a due passi da Villa Ada, polmone verde di Roma. Tutti noi la ricordiamo al Foro Italico quando, sulla terra rossa del vecchio centrale, incantava il suo pubblico. Ora alla passione per il tennis ha unito la passione per questa “nuova” disciplina che già da una decade sta facendo impazzire la Spagna, “tanto da essere il secondo sport più praticato dopo il calcio”.

Oggi Sandrine Testud si divide fra il suo vecchio amore (la prossima settimana debutterà al Roland Garros in coppia con l’amica Conchita Martinez nel torneo “Vecchie Glorie”) e il nuovo A quest’ultimo dedica sicuramente attenzioni maggiori e spende più energie per la sua diffusione in tutta Italia. L’atleta francese è stata forse una delle prime giocatrici nel Belpaese; di certo, però, Sandrine è da sempre schierata in prima linea per la promozione del paddle su tutto il territorio nazionale. Infatti, come membro DSC_0150.jpgdel Comitato federale di Paddle, nato da una costola della Federazione Italiana Tennis, lavora sodo per spingere la sua conoscenza al di fuori di Roma – dove “in pochi anni si è passati da una quarantina scarsa di campi a oltre duecento” – organizzando eventi e manifestazioni. Calabria, Puglia, Marche, Sicilia e Sardegna sono solamente alcune Regioni recentemente coinvolte.

“È vero che adesso il paddle sta crescendo a ritmi vertiginosi, ma è altrettanto vero che la strada è lunga e dobbiamo fare molto, in termini sia di costruzione dei campi sia di giocatori, appassionati o professionisti”. Se il Sud d’Italia può beneficiare di condizioni climatiche favorevoli e miti, al Nord la situazione è più complessa. “Lì – ci spiega la numero due d’Italia – il paddle è frenato da un clima più rigido, freddo e piovoso. Il primo vero ostacolo da superare è trovare gli spazi al coperto adeguati per la costruzione dei campi”.

DSC_0153.JPGPer quanto riguarda invece il movimento del paddle e il ruolo delle donne, alla Testud non sfugge un paragone con i cugini spagnoli: “Le giocatrici nella Penisola iberica sono il 70% mentre in Italia, secondo me, sono il 50%”. Il vero gap, però, è nella qualità del gioco espresso. “Oggi il livello femminile è ancora molto basso rispetto ad altri Paesi”. E il suo pensiero non vola soltanto alla Spagna, ma anche al vicino Portogallo e ad alcuni Paesi del Nord come la Svezia. “Purtroppo, attualmente, il livello delle donne italiane è inferiore anche a quello degli uomini”, aggiunge serafica, lasciando però aperta una porta: “Le donne hanno tutte le carte in regola per fare bene e anche meglio degli uomini: bisogna lanciarsi e provare a giocare a paddle e, per chi è già praticante o agonista, iscriversi a clinic organizzati da maestri spagnoli o argentini oppure volare in Spagna e imparare direttamente lì”. Per la giocatrice francese devono essere innanzitutto le tenniste e le ex professioniste a trainare le altre.

Per gli scettici il paddle è soltanto una moda che presto passerà. A loro Sandrine risponde che, rispetto anche ad altri sport nati da una costola del tennis (come, per esempio il beach tennis), “il paddle non può far altro che crescere: è uno sport divertente, semplice da imparare, poco impegnativo se giocato ovviamente a livello amatoriale e, soprattutto, incentiva più di tutti la socialità e la voglia di stare insieme”. 

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