La squadra azzurra di paddle è pronta. Tra due giorni i sedici migliori giocatori, selezionati in questi lunghi mesi da Sandrine Testud e Gustavo Spector, voleranno in Portogallo per difendere i colori della nazionale in un Mondiale che già alla vigilia si annuncia cruciale per l’Italia. Cruciale perché, al di là di ogni pronostico o risultato atteso, segnerà lo spartiacque fra il padel di ieri e il paddle di oggi. Ai padelisti che vestiranno la maglia azzurra sarà demandato il delicato compito di dimostrare, all’estero come nel Belpaese, che il paddle da noi non è più un gioco ma uno sport serio. Uno sport in cui investire, uno sport con i propri valori ben definiti e un futuro roseo. In definitiva uno sport in grado di autoalimentarsi e far crescere nuove generazioni di giocatori.
Allora non è certo un caso se oggi, a due giorni dal volo che li porterà prima a Lisbona e poi a Cascais, la nazionale azzurra di paddle è stata accolta per la prima volta all’interno del Palazzo delle federazioni
E a far gli onori di casa è stato il presidente del CONI, Giovanni Malagò. Oltre a essere un appassionato di questa disciplina – non ha esitato a lanciare ironicamente il suo guanto di sfida a una veterana come Sandrine Testud – ne ha riconosciuto le potenzialità: il suo augurio in vista del Mondiale di Cascais suona come una piccola grande consacrazione sportiva.
“Il paddle è stata sicuramente una scommessa vinta”, ha detto la massima carica sportiva che poi ha ricordato come nel 2013 vennero a trovarlo in ufficio Angelo Binaghi e Gianfranco Nirdaci, attuale responsabile del Comitato Paddle: “Io gli dissi subito di accoglierlo all’interno della Federazione: non avete idea di che volume, di che tesserati e opportunità questa nascente disciplina sportiva porterà con sé”.
Il paddle alle Olimpiadi? Per Malagò in futuro sarà così perché ha tutte le carte in tavola: “Pensate che a Tokyo 2020 entreranno cinque nuovi sport come il karate, il surf e lo skateboard”. “Questo perché, nel bene o nel male, il programma olimpico cambia: il CIO, giustamente, è attento agli sport di moda, a quelli in grado di coinvolgere il più grosso numero di appassionati intorno a sé, soprattutto di giovani”.
Tanta emozione, sorrisi e voglia di scherzare. E poi selfie con i propri compagni o compagne, foto ricordo, interviste. Per tutti gli atleti è stata una giornata intensa e memorabile, come ha sottolineato il capitano della nazionale femminile Sandrine Testud. “Ora sono curiosa di vedere all’opera le giocatrici degli altri team, soprattutto Spagna e Argentina, per capire davvero come si gioca a padel”.
La nazionale femminile è fra le teste di serie del Mondiale, il che permette loro di giocarsela fino in fondo. “Nel girone abbiamo l’imperativo di qualificarci come prime per evitare alle semifinali l’Argentina”, ha spiegato coach Testud. Obiettivo alla portata delle ragazze visto che si tratta di superare Belgio e Svezia per poi incontrare, molto probabilmente, l’Olanda. “Squadra di certo alla nostra portata”, le ha fatto eco Sara Celata, campionessa italiana e giocatrice Vibor-A.
Sul versante maschile c’è più tensione. Tensione dovuta al fatto che l’Italia, non essendo testa di serie, dovrà vedersela nella fase a gironi con squadre toste come il Paraguay, terzo nelle ultime edizioni dei mondiali, o la Francia, vincitrice agli ultimi Europei. “Punto alla qualificazione e ci dobbiamo credere”, ha incoraggiato Gustavo Spector, “E sono sicuro che nei prossimi anni potremo arrivare a essere la seconda potenza in Europa”.
“Per competere ai massimi livelli ci manca ancora qualcosa perché il movimento è ancora molto giovane. Stiamo lavorando molto per dargli maggior organizzazione e metodo così da essere veramente competitivi in futuro”. Oggi, per mister Spector, la nazionale è ancora acerba.
Il gruppo che il coach porterà in Portogallo è composto da tre veterani, tra cui Maurizio Serafino e Saverio Palmieri, e cinque nuovi giocatori fra cui la promessa