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Marche, così il paddle può decollare anche qui

Sono ancora pochi i campi e i giocatori, ma c’è grande interesse. “Per crescere questo sport ha bisogno di maestri e servizi accessori, tornei e clinic”, parola della giocatrice Elena Viezzoli

Che oggi il paddle sia uno sport “romanocentrico” non ci sono dubbi. D’altronde è qui che la presenza di tennisti e circoli è più forte. Eppure un fresco vento di cambiamento ha iniziato a soffiare anche in altre Regioni. La strada, però, è ancora molto lunga e tortuosa perché a mancare non sono solamente campi e giocatori, ma anche – ed è questo il punto nodale di tutta la questione – una vera e propria cultura.

Anche lì dove il paddle è praticato scarseggiano i servizi accessori fondamentali, come una rete di maestri adeguatamente preparati, tornei e clinic

 È il caso, per esempio, delle Marche. Nonostante la vicinanza geografica con l’Emilia-Romagna, che ha dato i primi veri impulsi a questo sport, solamente poche città possono vantare la costruzione di campi.

IMG_9835.JPG“Il problema però è un altro”, ci spiega l’anconetana Elena Viezzoli, ex tennista professionista e atleta del Lucrezia Beach B, squadra neopromossa in Serie A2 dopo la vittoria nel proprio girone. “Tralasciando per un momento il fatto che per allenarmi devo percorrere almeno una sessantina di chilometri, sento di poter migliorare nel mio gioco ma ho difficoltà perché non ci sono maestri”. A lei, come a tanti altri, mancano le qualità tecnico-tattiche richieste dal paddle. “Certo, rispetto ad altri giocatori sono più fortunata perché provengo dal mondo del tennis, ma rimane il fatto che da autodidatti prima o poi ci si stufa perché si ha la sensazione di non crescere”.

E in questo quadro diviene fondamentale l’apporto che la FIT attraverso il suo Comitato e le aziende del settore, come la SuperPaddle, possono dare a tutto il movimento italiano. “È ora il momento di spingere per la promozione del paddle su tutto il territorio e in questo i player giocano un ruolo importante se non decisivo”. Il rischio è il lento declino dell’interesse e il sentimento comune che questa disciplina rimanga a tutti gli effetti appannaggio di Roma e del suo entourage.

IMG_9834 copia.jpgLa passione di Elena per il paddle è iniziata un po’ per caso così come il suo esordio in Serie B con il Lucrezia Beach. Giocando sui campi dello Smash Padel Beach “tanto per il gusto di provare”, è stata notata e subito convocata nella squadra. Insieme alla sua inseparabile compagna Maruska Canestrari (“Un talento nel gioco al volo e nel recupero degli smash”) non ha mai perso. Da sempre gioca con le Vibor-a: prima con la Bamboo, poi è passata alla Yarara Champ Edition perché “è ben bilanciata, abbastanza leggera, potente e mi consente di reggere bene il colpo”.

“È ora il momento di investire e promuovere il paddle”, sostiene la giocatrice anconetana. “Con il beach tennis un po’in declino ci sono voglia, interesse e curiosità intorno al paddle”. Peccato ci siano ancora pochi campi (per esempio ad Ancona non vi è una sola struttura) e padelisti, soprattutto del movimento femminile. “Per non parlare poi dei maestri che vengono tutti da altre città come Bologna o Rimini”. E lancia allora una proposta: “Bisognerebbe che qualche maestro di tennis segua i corsi per divenire anche maestro di paddle. Così il circolo contiene i costi dovuti alle trasferte degli allenatori e allo stesso tempo può investire nei servizi accessori promuovendo clinic e tornei, per esempio”. Una strategia di medio termine che per Elena Viezzoli porterà il paddle a decollare anche nella sua Regione.

 

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